di Mattia Sangiuliano
“L'ordine venne
direttamente da Hitler” è la dichiarazione che rimbomba a
settantanni dalla strage di quei 365 italiani giustiziati a Roma; in una situazione in
cui la notorietà di inquisiti e carnefici non è che l'altoparlante di una giustizia che sembra non aver voce in capitolo, la mancanza di prove scritte e la possibilità di stravolgere e
manipolare i fatti è il cavallo di battaglia del negazionismo
riflesso nella popolarità dei singoli che, con la loro sola immagine,
riescono a far tacere ogni forma di dissenso o di fattualità storica.
Ma i 365 italiani che il
24 marzo 1944 furono giustiziati alle Fosse Ardeatine sono un'eredità
troppo grande per essere cancellata con un semplice colpo di spugna.
L'ottobre scorso morì
Erich Priebke, uomo che prese parte all'eccidio delle Fosse Ardeatine
di Roma. Morì in una villa romana, dopo aver superato il traguardo dei cent'anni, lasciandosi alle spalle una pesante eredità rappresentata proprio da quel vizio di forma che trova eco nella popolarità del controverso, nel sensazionalimo, la forza di una "cultura" che vuole negare il valore della storia.
Ammonta a 365 il numero
delle vittime uccise il 24 marzo di settantanni fa, i cui nomi trovarono posto in una lista stilata con macabra precisione, dal
Feldmaresciallo Albert Kesselring, come contrappasso per i 33 soldati del
battaglione Bozen caduti a seguito dell'assalto di via Rasella.
Dieci
italiani per ogni tedesco è la proporzione voluta dall'esercito tedesco occupante sotto l'egida dei conniventi fascisti per un totale di 330 italiani più cinque vittime rastrellate per errore e infine ugualmente uccise per impedire una fuga di notizie di
quella che sarebbe dovuta essere un'operazione segreta.
La freddezza spietata di
un organo del terrore perfettamente funzionante, capace di far
rabbrividire ancora adesso, a settantanni da quella che fu una vera e
propria strage. Una macchinazione che non lascia alcun dubbio per le
modalità con la quale è stata ordita ed eseguita in poco meno di
ventiquattro ore. Come si legge in proposito nell'articolo di RAI news dedicato
all'anniversario della strage delle Fosse:
Li fanno scendere nelle gallerie male illuminate, a gruppi di
cinque. Li fanno inginocchiare e sparano. Mentre le prime vittime
cadono a terra, quelle successive sono costrette a mettersi in
ginocchio sui loro corpi per andare incontro allo stesso destino. E
così fino alla fine, quando i cadaveri ammassati sono così tanti
che per sparare i soldati tedeschi devono calpestarli. Per nascondere
alla cronaca e alla storia l’eccidio, Priebke e Kappler fanno
saltare l’ingresso della cava. E se ne vanno. La portata della
tragedia si verrà a conoscere solo nel giugno nel 1944.
(fonte)
Un qualcosa che risulta impossibile da cancellare con una distorsione dei fatti.
Erich Priebke provocatoriamente, a suo tempo arrivò persino a dichiarare, in quella fame mediatica che caratterizzò le sue dichiarazioni, assecondata dal suo avvocato Carlo Taormina, come lo stesso
attentato di via Rasella del 23 marzo 1944, in realtà, fosse stato organizzato
con l'intanto preciso di scatenare la rappresaglia nazista.
Tra scherno dei martiri e delle istituzioni, nonché del valore della
memoria storica, Erich Pribke morì agli arresti domiciliari lo
scorso 11 ottobre, lasciando dietro di se una pesante eredità, fatta
di una fame di notorietà, pervasiva, oggetto di ammirazione di una destra radicale
che si alimenta dal culto dell'individuo e dai gesti eclatanti; come quello di
Dominique Venner che si suicidò il 22 maggio scorso, in Francia, per
protestare contro le politiche di equiparazione delle coppie di
fatto.
Un nome quello di Venner legato e ben noto agli ambienti del
negazionismo francese, orbitante attorno al partito dell'FN di Le Pen.
Mentre in Italia si ricordano le
335 vittime, tra ebrei, prigionieri, resistenti e civili italiani, in
Francia il Front National dell'estrema destra, incarnato dalla figura
Marine Le Pen, esponente politico che fece proprio del negazionismo
storico e della politica xenofoba la bandiera della nuova destra
radicale francese, consegue un risultato schiacciante alle
amministrative francesi.
Un grande risultato politico per una destra che vorrebbe cancellare le colpe degli estremismi del secolo scorso e seppellire i ricordi delle vittime del nazi-fascismo.
Un grande risultato politico per una destra che vorrebbe cancellare le colpe degli estremismi del secolo scorso e seppellire i ricordi delle vittime del nazi-fascismo.
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