lunedì 24 marzo 2014

Settantanni dalle Fosse Ardeatine. Una Storia che non può essere cancellata.

di Mattia Sangiuliano

“L'ordine venne direttamente da Hitler” è la dichiarazione che rimbomba a settantanni dalla strage di quei 365 italiani giustiziati a Roma; in una situazione in cui la notorietà di inquisiti e carnefici non è che l'altoparlante di una giustizia che sembra non aver voce in capitolo, la mancanza di prove scritte e la possibilità di stravolgere e manipolare i fatti è il cavallo di battaglia del negazionismo riflesso nella popolarità dei singoli che, con la loro sola immagine, riescono a far tacere ogni forma di dissenso o di fattualità storica.
Ma i 365 italiani che il 24 marzo 1944 furono giustiziati alle Fosse Ardeatine sono un'eredità troppo grande per essere cancellata con un semplice colpo di spugna.

L'ottobre scorso morì Erich Priebke, uomo che prese parte all'eccidio delle Fosse Ardeatine di Roma. Morì in una villa romana, dopo aver superato il traguardo dei cent'anni, lasciandosi alle spalle una pesante eredità rappresentata proprio da quel vizio di forma che trova eco nella popolarità del controverso, nel sensazionalimo, la forza di una "cultura" che vuole negare il valore della storia.

Ammonta a 365 il numero delle vittime uccise il 24 marzo di settantanni fa,  i cui nomi trovarono posto in una lista stilata con macabra precisione, dal Feldmaresciallo Albert Kesselring, come contrappasso per i 33 soldati del battaglione Bozen caduti a seguito dell'assalto di via Rasella.
Dieci italiani per ogni tedesco è la proporzione voluta dall'esercito tedesco occupante sotto l'egida dei conniventi fascisti per un totale di 330 italiani più cinque vittime rastrellate per errore e infine ugualmente uccise per impedire una fuga di notizie di quella che sarebbe dovuta essere un'operazione segreta.

La freddezza spietata di un organo del terrore perfettamente funzionante, capace di far rabbrividire ancora adesso, a settantanni da quella che fu una vera e propria strage. Una macchinazione che non lascia alcun dubbio per le modalità con la quale è stata ordita ed eseguita in poco meno di ventiquattro ore. Come si legge in proposito nell'articolo di RAI news dedicato all'anniversario della strage delle Fosse:

Li fanno scendere nelle gallerie male illuminate, a gruppi di cinque. Li fanno inginocchiare e sparano. Mentre le prime vittime cadono a terra, quelle successive sono costrette a mettersi in ginocchio sui loro corpi per andare incontro allo stesso destino. E così fino alla fine, quando i cadaveri ammassati sono così tanti che per sparare i soldati tedeschi devono calpestarli. Per nascondere alla cronaca e alla storia l’eccidio, Priebke e Kappler fanno saltare l’ingresso della cava. E se ne vanno. La portata della tragedia si verrà a conoscere solo nel giugno nel 1944.

Un qualcosa che risulta impossibile da cancellare con una distorsione dei fatti.

Erich Priebke provocatoriamente, a suo tempo arrivò persino a dichiarare, in quella fame mediatica che caratterizzò le sue dichiarazioni, assecondata dal suo avvocato Carlo Taormina, come lo stesso attentato di via Rasella del 23 marzo 1944, in realtà, fosse stato organizzato con l'intanto preciso di scatenare la rappresaglia nazista.

Tra scherno dei martiri e delle istituzioni, nonché del valore della memoria storica, Erich Pribke morì agli arresti domiciliari lo scorso 11 ottobre, lasciando dietro di se una pesante eredità, fatta di una fame di notorietà, pervasiva, oggetto di ammirazione di una destra radicale che si alimenta dal culto dell'individuo e dai gesti eclatanti; come quello di Dominique Venner che si suicidò il 22 maggio scorso, in Francia, per protestare contro le politiche di equiparazione delle coppie di fatto.

Un nome quello di Venner legato e ben noto agli ambienti del negazionismo francese, orbitante attorno al partito dell'FN di Le Pen.

Mentre in Italia si ricordano le 335 vittime, tra ebrei, prigionieri, resistenti e civili italiani, in Francia il Front National dell'estrema destra, incarnato dalla figura Marine Le Pen, esponente politico che fece proprio del negazionismo storico e della politica xenofoba la bandiera della nuova destra radicale francese, consegue un risultato schiacciante alle amministrative francesi.
Un grande risultato politico per una destra che vorrebbe cancellare le colpe degli estremismi del secolo scorso e seppellire i ricordi delle vittime del nazi-fascismo.

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