mercoledì 27 febbraio 2013

Il Parlamento in fiamme

di [Claude]


80 anni fa, il 27 febbraio 1933, un comunista olandese chiamato Marinus Van Der Lube, veniva accusato di aver appiccato un incendio al Parlamento tedesco: il Reichstag.


Il 30 gennaio precedente, Adolf Hitler, a seguito del travolgente successo elettorale di pochi mesi prima (i nazisti si affermarono come primo partito con il 37% dei voti), convocato dal presidente della Repubblica ottenne il governo.
I conservatori credettero di aver ingabbiato Hitler. Si sbagliavano di grosso.
Mussolini aveva impiegato 4 anni per trasformare uno stato liberale in una dittatura monopartitica. A Hitler bastarono pochi mesi.

L'occasione per una prima stretta repressiva fu proprio l'incendio del Reichstag che ho ricordato poco fa.
Marinus Van Der Lube venne accusato, processato e condannato a morte. Hitler e Goring trovarono nello squilibrato olandese il capro espiatorio ideale, nonché il pretesto, per scatenare una serie di misure eccezionali atte a limitare o annullare le libertà di stampa e di associazione.

Successivamente, nelle elezioni di marzo (una settimana dopo l'incendio) i nazisti ottennero un incredibile successo politico (44% di voti). Hitler ormai mirava all'abolizione del Parlamento. Il Reichstag appena eletto approvò una serie di leggi suicide che conferivano al governo pieni poteri. Le opposizioni furono annientate; si profilava il modello dittatoriale del monopartito. Infine toccò alla destra conservatrice e alle estremistiche SA (notte dei lunghi coltelli).
Eliminando gli elementi sgraditi ottenne la successione al vecchio maresciallo Hindemburg. Nell'agosto del 1934 Hitler poté cumulare la carica di Cancelliere e di Capo dello Stato.

Sarebbe quasi anacronistico dire che quel famigerato incendio del 27 febbraio di 80anni fa abbia portato ad una delle più grandi catastrofi cui l'umanità abbia mai assistito. Eppure, quel parlamento in fiamme, è stata una delle cause fondanti che in una macabra quanto spietata consecutio di eventi, hanno portato alla dissoluzione di una qualsiasi opposizione all'interno di uno stato libero. Quel Parlamento in fiamme potrebbe divenire, oggi, un archetipo molto azzeccato per rappresentare la situazione italiana. Ricordare le vivide fiamme che lambivano il Reichstag potrebbe, in qualche modo, aiutare la memoria e le coscienze, evitando che la storia si ripeta. Ancora una volta.
Ricordare le fiamme di quella notte (erano le 21:14) potrebbe evitare che il fuoco che oggi si sta propagando nel nostro Parlamento, sotto forma di rancori,  possa incenerire le basi e le fondamenta di una più proficua collaborazione.
Chiudersi a riccio sulle proprie battaglie personali e sulle proprie posizioni non farà altro che far proseguire il rogo che già si è scatenato. Come allora, non brucerà un "semplice" parlamento. Ma una Nazione intera.

Sul Reichstag di Berlino, ormai non più Parlamento dal '45, campeggia ancora la scritta "DEM DEUTSCHE VOLKE" ("al popolo tedesco").
Facciamo che la politica sia per il popolo. E non mero pretesto di battaglie.


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