giovedì 20 marzo 2014

"Mondo sotto lucernario verde" poesia di Luciano Folgore

Analisi e commento di Mattia Sangiuliano

Primavera di Sandro Botticelli (1482)
Primavera del fresco
sotto il verde lucernario del cielo.
Monta un color d’erba ovunque.
Hanno versato un succo di foglie nuove
entro la conca del mondo.
Tepidità che s’apre nelle cellule a gemma.
Si pensa con zampilli di sorgente.
La vita è tutta un’infanzia
e nelle vene c’è un senso di trifoglio
cuore verde a bocciolo
senza preoccupazione della rosa
che nascerà
con cinque sepali soli,
stellanti
intorno ad un fermento d’odore.
Abbeveratoi di musco;
capanne di fieno recente;
i miei pensieri
pendono in fila
come ciuffi di capelvenere;
per tutto è prateria.
I buoi sembrano cespugli mobili
Gli insetti piccole bacche volanti.
E questo lungo desiderio di godere
è una zattera di felci,
che mi trasporta, su liquidità verdi,
in un fresco pellegrinaggio
verso una città d’alberi.
Ciglia socchiuse.
Lampada verde del sole.
La mia casa sarà ora di giunchi
e gli uomini saranno forse
piccoli fili d’erba
con goccioline di rugiada. 
(da Città Veloce; 1919)


“Luciano Folgore, pseudonimo di Omero Vecchi, nacque a Roma nel 1888. Immediata, dopo un inizio come poeta tradizionale, la sua adesione al futurismo, che gli vale l'elogio marinettiano di «nuovo, grande e giovanissimo poeta futurista»”.
Folgore si distingue sin da subito per una sua peculiare ricerca poetica “è già assente in Folgore, come notato da Ravegnani e Titta Rosa, ogni residuo di morosità sentimentale di tipo crepuscolare. Come in altri futuristi, la poetica del gruppo è qui occasione al disfrenamento di una golosità indifferenziata per lo spettacolo del mondo, dinamizzato attraverso le continue analogie che rappresentano, ora e inseguito, il maggior contatto con i programmi tecnici marinettiani”.
La poesia “Mondo sotto lucernario verde” è una poesia della raccolta Città veloce, raccolta che nel titolo, riconducibile ad una importante tematica futuristica – quella del mito della velocità – è in realtà una sorta di commiato da quelle stesse tematiche. “Città veloce chiude la stagione futurista di Folgore […] la prosecuzione dell'impressionismo precedente piega a un senso di maggiore essenzialità e persino malinconia intimista”.

Forte è la consonanza con un'altra poesia della raccolta “Città veloce”, mi riferisco alla poesia Porta verniciata di fresco, per la tematica di fondo che è quella della rappresentazione impressionistica della primavera. L'intero mondo è immerso in una epifania di colori, il verde della rinascenza primaverile domina la descrizione sovrastando ogni altra cosa (“monta un color d'erba ovunque”); il cielo stesso è un “lucernario” che riverbera e amplifica la percezione del colore verde. É come se, in accordo con questa nuova infiorescenza fosse stata sparsa sul mondo una nuova vita rappresentata dalle “foglie” simboleggianti questa rinascita. Scorre una nuova linfa nelle gemme che porteranno all'infiorescenza floreale del mondo nella nuova, tiepida, stagione. Avviene una sorta di regressione dell'uomo allo stato naturale, uomo e natura vengono fatti coincidere in questa estasi quasi panica, “nelle vene c'è un senso di trifoglio” oppure “Cuore verde a bocciolo”; inizia in questa parte del componimento una sequenza accostabile agli stilemi tipici del futurismo, la cui forza dell'azione della resurrezione viene concentrata nel verbo “nascerà” (v.12). L'intero componimento a dire il vero è attraversato dalla volontà di esternare ed esaltare delle sensazioni forti, dirette; domina la natura, elemento centrale che sembra far assurgere il componimento a inno alla primavera, viene privilegiata una sintassi nominale, domina l'aggettivazione, in controtendenza con il dettame futurista, peraltro maggiormente rintracciabile in sequenze proprie del componimento Porta verniciata di fresco, mentre le pennellate di questo componimento intitolato “Mondo” sono più statiche, immobili; connotate dall'assenza totale di rima, di cantabilità del verso franto, spezzato, costruito sulla sola descrizione che domina la poesia. Forte la tendenza allo scarto della similitudine in luogo della metafora, che permette di accostare due realtà senza l'appesantimento del “come”, processo questo anche applicabile a due campi semantici, quasi sinestetici, distanti fra loro; molto forte la naturalizzazione di ogni cosa, non trasfigurata in chiave meccanica, ma in una controparte naturale “buoi sembrano cespugli mobili,/ gli insetti piccole bacche volanti” e, nello stesso senso, “questo lungo desiderio di godere/ è una zattera di felci”.
La tematica giocosa e provocatoria lascia il posto alla contemplazione, alla descrizione che permea la poetica folgoriana. In componimenti come Moka, una poesia della raccolta “Ponti sull'oceano”, emerge significativamente la tematica futurista, già dal significativo sottotitolo “Sensazione fisica”, per l'ampio uso di verbi che scandiscono l'azione, in sintonia con i dettami della scuola futurista e un lessico semplice, a tratti ripetitivo, giocoso nel suo ripetersi.
Nella poesia Mondo sotto lucernario verde, già nel titolo sintagmatico, denso, privo di qualsiasi articolo, compare il colore verde; il titolo viene poi ripetuto nel secondo verso del componimento specificando che il lucernario è il “cielo” e che il verde deve essere spiegato alla luce della “Primavera del fresco” che apre il componimento.
La poesia procede con l'alternarsi di un lessico interamente volto all'evocazione di particolari sensazioni, in primo luogo visive, dalla descrizione di scene, ambienti, in cui domina la connotazione cromatica e, in secondo luogo ma in maniera nettamente minore, elementi ascrivibili alla sensazione tattile; l'udito viene completamente escluso dalla descrizione e identificazione in un paesaggio vagamente bucolico, negando, conseguentemente la carica che la parola – il più delle volte onomatopeica – viene affidata al verso di stampo futurista, che deve evocare, con la sua forza espressiva movimento e dinamicità. Stessa esclusione per sensi quali gusto e olfatto. Salvo poche eccezioni l'ambiente è completamente immobile, immerso in un mondo verde, continuamente ripetuto dal titolo, si vedano i versi 2, 10, 26 e 30 in cui fa la sua comparsa in maniera pura e, in maniera evocativa con vari elementi che rimandano ad un contesto naturale come “erba” (vv.3 e 32), “foglie” (v.4), il “trifoglio” (v.9), il “bocciolo” (v.10), il “capelvenere” (v.20) o in altre parole che rimandano ad uno stato naturale anche più intricato, lontano dai luoghi umani, selvaggio, ancora in opposizione con la tematica del futurismo, ne sono un esempio “cespugli mobili” (v.22), “felci” (v.25), “giunchi” (v.31).
Riveste un ruolo importante la citazione del “capelvenere” al verso 20°, una specie di felce che, per la sua morfologia ricorda la chioma della dea della bellezza Venere. La pianta però è consacrata a Plutone, poiché, per la sua delicatezza predilige luoghi poco luminosi e umidi, si lega così, sempre nell'ambito mitologico alle ninfe che popolano i luoghi acquatici.
Parimenti, oltre al verde, viene evocata non l'acqua ma uno sgorgare stesso della primavere e della natura verde, spesso accostata alla freschezza primaverile; già dal primo verso compare la parola “fresco”, poi “succo” (v.4), “zampilli di sorgente” (v.7), “su liquidità verdi” (v.26); l'acqua comparirà solo al verso 34, in chiusa della poesia con “goccioline di rugiada”.
Lo stesso io lirico sembra alieno alla situazione descritta, solo al verso 18 compare “miei pensieri” e al verso 26 compare “mi trasporta”, introducendo una soggettività in un mondo sino ad allora contemplato e privato da ogni connotato che potesse ricondurre non solo alla soggettività del poeta bensì, addirittura, alla presenza umana.
Di tendenza simile il già citato componimento Porta verniciata di fresco per certi versi anticipatore di Mondo sotto lucernario verde, in quanto, già dal titolo e dal primo verso, è possibile leggere un addensamento di elementi che poi verranno estremizzati nel secondo componimento; compaiono da subito la “freschezza” e il colore “verde”. Al verso 4 compare inoltre la coordinata temporale che specifica la “primavera” ripetuta al verso 38. In questo compimento fanno la comparsa alcuni elementi diversi, è maggiormente percepita una presenza umana, dalla “porta verniciata” che compare nel titolo, sino a un “muro di cinta” (v.16); mentre al verso 6 “paese di pini” evoca inevitabilmente la poesia “Mondo” e il suo verso 28 con “città d'alberi”.
Altri elementi che avvicinano le due poesie sono, nella terza strofa della poesia “Porta” i versi 25-27 con “Soltanto un poco di senso d'infanzia/ per cinque dita di bimbo/ impresse nel fresco della vernice”; elemento ripetuto nella poesia “Mondo” con “Cuore verde a bocciolo/ senza preoccupazione della rosa/ che nascerà/ con cinque sepali soli,/ stellanti” in cui l'elemento numerale riveste un ruolo molto importante, tra le dita della mano del bambino aperta a stella e dell'”infanzia” ripetuta in “Mondo” al verso 8, in un continuo rimando stilistico e tematico, che nella poesia Mondo sotto lucernario verde completa una sorta di climax ideale che allontana, progressivamente il poeta dall'orizzonte della poesia futurista.



Bibliografia:
  • “Poeti italiani del novecento”; a cura di Pier Vincenzo Mengaldo, Oscar Mondadori, 2011

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